LOUISE NEVELSON

BIOGRAFIA

Figura emblematica dell’arte nel Novecento, Louise Nevelson si distingue nel panorama artistico internazionale per la ricerca di un proprio linguaggio universale. Ai materiali di recupero utilizzati per le sue sculture astratte, l’artista attribuiva una rinascita “spirituale” inedita, sottoponendoli ad un rituale preparatorio al fine di purificarli dal mondo esterno. Monumentalità, monocromia, dislocazione dei piani sulla base di una profondità poco accentuata rappresentano le caratteristiche peculiari dei suoi assemblaggi o “environments”.
Louise Nevelson (Leah Berliawsky) nasce nel 1899 a Kiev e nel 1905 si trasferisce con la famiglia negli Stati Uniti, trascorrendo l’infanzia a Rockland nel Maine dove manifesta una precoce inclinazione per le arti.
Nel 1920 si trasferisce con suo marito a New Yordove studia musica, recitazione e frequenta le gallerie d’avanguardia.
Alla fine degli anni Venti segue le lezioni della Art Students League e nel 1931 va a Monaco di Baviera per studiare con Hans Hofmann.
Dopo aver viaggiato in Italia e a Parigi dove visita il Musée de l’Homme, incontrando l’arte africana e successivamente il cubismo, Louise Nevelson torna a New York e lavora, collaborando con Diego Rivera alla decorazione dell’RCA Building e della New Workers’ School.
Nel 1933 apre un proprio studio nel Greenwich Village e inizia a dedicarsi in modo esclusivo alla scultura, creando opere di gusto primitivista, impiegando materiali poveri e naturali.
Nel 1935 partecipa alla mostra Sculpture: A Group Exhibition by Young Sculptors, allestita al Brooklyn Museum of Art, e negli anni a seguire partecipa a diverse collettive.
La sua prima personale, seguita da un’altra a distanza di un anno, ha luogo nel 1941 alla Nierendorf Gallery. In questo periodo entra in contatto con molti protagonisti delle avanguardie europee fuggiti in America dopo lo scoppio della 2° guerra mondiale.
Nel 1943, la galleria Art of This Century di Peggy Guggenheim organizza la collettiva ‘Thirty-One Women’ dedicata alle artiste d’avanguardia, dove la Nevelson espone Column. Dalla metà degli anni Quaranta le sue opere compaiono alla rassegna annuale del Whitney Museum.
Negli anni Cinquanta la Grand Central Modern Gallery la accoglie con diverse personali e i più importanti musei americani iniziano ad acquistare i suoi lavori.
Nel 1959 partecipa alla famosa rassegna ‘Sixteen Americans’, con l’installazione Dawn’s Wedding Feast, composta da vari elementi in legno bianco che riempiono le pareti e colonne verticali che simboleggiano, al centro, il sole e la luna.
Espone alla Biennale di Venezia, partecipa a Documenta di Kassel e, nel 1967, il Whitney Museum di New York le dedica una prima grande retrospettiva.
Dalla fine degli anni Sessanta ha diverse personali in tutto il mondo e ottiene numerosi riconoscimenti.
Realizza opere monumentale, come la Cappella del Buon Pastore per la chiesa luterana di St. Peter a New York (1977) e il gruppo scultoreo Sky Gate – New York per il World Trade Center (1978).
In Italia inizia una fruttuosa e lunga collaborazione con lo studio Marconi, dove presenta personalmente nel 1973 una mostra di ottanta opere dal 1955 al 1972.
Per i suoi ottant’anni il Whitney Museum organizza una retrospettiva, Atmospheres and Environments, con installazioni dal 1955 al 1961, seguita nel 1980 da una mostra itinerante del Phoenix Art Museum, The Fourth Dimension.
L’artista muore a New York nel 1988.
Tra le molte retrospettive dedicate a Louise Nevelson ricordiamo la mostra organizzata dalla Fondazione Roma in collaborazione con la Fondazione Marconi (2013) e quella della Fondazione Puglisi Cosentino (2014) a Catania e nello stesso anno la mostra presso la Die Galerie a Francoforte sul Meno.
Nel 2016 la Fondazione Marconi ospita una mostra di collages e sculture, seguita nel 2017 da una personale al Moderna Museet di Stoccolma.